GIOVEDÌ 12 LUGLIO 2018 ore21:00
AH… L’AMORE, L’AMORE
Parco di Palazzo Foscolo Oderzo (TV)
Spettacolo Comico e Cantato di e con
Francesca Botti
accompagnata dai Do’Storieski
“Questo progetto nasce dal mio innamoramento per Luigi Tenco, dalla passione per la sua arte e insieme per la sua storia. Mi attrae come scrive d’amore: senza sbavature, diretto, vero. D’amore volevo raccontare e cantare. Sapevo che il tema era rischiosissimo e il racconto avrebbe avuto sufficiente forza solo se fosse stato sincero e personale; ed è questa la via che ho scelto, usando la chiave che più mi rappresenta: l’ironia.” Francesca Botti
Al Bar. Un musicista. Una donna sola, tra un bicchiere di vino e l’altro, parla d’amore. Sommersa da parole vuote, cerca di darne una definizione e di capirne le regole. L’amore per un uomo e la sua assenza. Le viene naturale allora raccontare aneddoti, storie, ricordi, approcci falliti e momenti di gioia; e poi cantare, perché è liberatorio e toccante allo stesso tempo. La musica interrompe, commenta e prova a suggerire una risposta attraverso le note. Ma se nella confusione del bar arriva un altro uomo? In un attimo tutto cambia e la possi- bilità di un nuovo amore spinge la donna ad esibire una passerella di luoghi comuni della civetteria femminile. Ma davvero è irrinunciabile un nuovo amore? O forse, per dirla con le parole di Osho, “solo le persone capaci di stare da sole sono capaci d’amare, di condividere, di toccare il nucleo più intimo dell’altra persona”?
L’atmosfera del locale la porta a giocare con il pubblico, dando voce ad una ferita che riguarda ciascuno di noi. “Il discorso amoroso oggi è di un’estrema solitudine. Questo discorso è forse parlato da migliaia di individui (chi può dirlo?) ma non è sostenuto da nessuno…” (R. Barthes). Non si può parlare d’amore al bar, occorre un altro luogo. Il teatro – terreno di un racconto ironico o malinconico, rassicurante o graffiante, comico o disperato – è per me il luogo in cui le piccole vicende personali possono anche trasfigurarsi, prendere il volo, diventare arte. Il luogo in cui, sul filo della leggerezza, ci si può porre anche le domande più intime, le più vere: “ma era questa la felicità, la vita che volevo?”