SOGNO DI MEZZ’ESTATE
Palazzo Aliprandini Laifenthurn – Via Guglielmo Marconi, 54 – Livo (TN)
da “Sogno di una notte di mezza estate”
di William Shakespeare
traduzione e adattamento a cura di Andrea Pennacchi
con Marco Artusi, Evarossella Biolo, Gianluigi Meggiorin, Beatrice Niero
regia di Andrea Pennacchi
assistente alla regia Davide Dolores
scenografia a cura di Woodstock Teatro
produzione Dedalofurioso/Matàz Teatro
Il Sogno è considerato il primo vero capolavoro del giovane William Shakespeare, concepito nell’inverno del 1596. Tratta di un’estate ideale, magica, in cui intrecciare miti greci, giovani innamorati, fate ed elfi del folklore letterario e rustici artigiani della campagna inglese intenti a preparare uno spettacolo amatoriale.
È, ci assicura l’autore, un sogno, ma di chi? Di Bottom/Chiappa? Di Puck? Dei giovani innamorati? Del Pubblico?
Il sogno di chiunque, in una qualsiasi notte di mezz’estate, quando il mondo è più… grande. Talmente grande da permetterci di attraversare a piedi, in mutande per citare un poeta nostrano, i miti, le favole, le storie.
Il disaccordo tra Titania (avatar della dea Diana) e Oberon (signore celtico degli elfi), scatenato non
dall’ennesimo tradimento ma da una questione di protocollo, di puntiglio, minaccia di distruzione l’intera realtà e di riversarsi sui loro protetti umani: Ippolita, regina delle Amazzoni, e Teseo, signore di Atene, che stanno per sposarsi; la fuga di due coppie di innamorati (per loro natura appartenenti a tutti i tempi e a tutti i luoghi) nella foresta, e una scalcagnata banda di attori dilettanti nostrani forniranno a Puck, spirito diabolico Anglosassone, l’occasione per riappacificare i due e salvare il mondo.
È una festa onirica di racconti: amore, mito, fiaba, commedia casalinga; un arazzo di narrazioni intrecciate da Chiappa il tessitore, clown saggio e visionario, da Puck, il demone incatenato e costretto a fare del bene, e Ippolita, l’amazzone sconfitta e moglie vittoriosa.
I tre saranno le voci principali, le prospettive dei tre narratori impegnati a svolgere sotto i nostri occhi l’intero
racconto dal punto di vista della corte, del bosco e della città: narrando e vestendo a tratti i panni di tutti i
personaggi dello spettacolo. Tre voci soliste in tre ambienti precisi, circondate da un coro dissonante di
personaggi.
Questo sogno è per noi: la visione di Chiappa, la magia di Puck, la crescita dell’immaginazione sancita da
Ippolita, ci faranno essere qualcosa di più che mere ombre.